Sono andato dal dottore e l’ho mangiato per sbaglio.

di | 1 de Novembre, 2023

Un martedì pomeriggio alle 17 mi ritrovai davanti allo studio di un nuovo medico appena arrivato in città e che, mi dissero, era fantastico. Non lo avevo mai visto prima, quindi ho immaginato che fosse un vecchio scontroso con la faccia piena di rughe. Avevo ventitré anni e andavo in ufficio dopo essere uscito dalla palestra. Indossava una semplice camicia grigia e jeans blu scuro. I miei capelli castani erano ancora bagnati dopo la doccia in palestra. In quel momento ero lì, seduto sulla poltrona di pelle, ad aspettare il mio turno, visto che era l’ultima volta. La receptionist, seduta al bancone nell’angolo davanti a me, aveva gli occhi incollati su una rivista di cui non vedevo il nome. Quando finalmente la porta dell’ufficio si aprì e ne uscì una donna grassoccia di mezza età con i capelli ricci, l’addetto alla reception mi disse di entrare. Mi sono sentito sollevato, perché avevo già aspettato più di un’ora, e quando sono entrato nello studio sono rimasto senza fiato quando ho visto il medico. Era alto e muscoloso, con la pelle scura e i capelli corti e neri. I suoi occhi castani sembravano un fiume di cioccolato e le sue labbra erano carnose e rosa. Dalla sua corporatura sembrava che avesse passato molto tempo in palestra prima di iniziare a lavorare come medico, e non credo che avesse più di tre anni più di me. Il suo nome si legge sul distintivo, che userò come Ycaro. – Ciao – dissi entrando e sedendomi sulla sedia imbottita di fronte a lui al tavolo. – Signor Bruno Sampaio…vero? – chiese, analizzando una lista di nomi. Ho annuito positivamente. – Sì, sei l’ultimo. Mi scuso per il ritardo. – Nessun problema! – disse con un’alzata di spalle. – Qual è il tuo problema? – Quello?! – chiesi senza capire. – Cosa provi… – aggiunse alla domanda precedente, visto che non aveva capito. – Ah… ieri, in palestra, ho sentito un forte dolore alla coscia… – In palestra? – Sì… quando era registrato. – Hm… penso di sapere di cosa si tratta. Devo averlo sentito anch’io… – esordì dicendo tante cose che non ricordo più. E mentre parlava non staccava gli occhi dal mio viso e dal mio petto. E non posso mentire, mi ha dato fastidio, perché l’ultima volta che è successo mi sono ritrovato a scopare a casa con il migliore amico di mio fratello. La verità è che mi è piaciuto, perché non avevo mai mangiato l’asino prima, solo il suo. E quando poi uscivo con le ragazze, si rifiutavano di farlo e dicevano che avrebbe fatto male… e da allora non posso negare che mi sono sentito a mio agio. – Vivere solo ? – chiese all’improvviso Ycaro. – Sì. – Ed era vero. Ho iniziato a vivere da solo quando ho iniziato la facoltà di giurisprudenza. – Avere una fidanzata? – No – e ho risposto un po’ turbato. Cosa importerebbe se vivessi da sola e avessi un fidanzato? Sicuramente il dottore non flirterebbe con me, vero? Soprattutto sul posto di lavoro. Mi ha fatto un sorriso malizioso mentre scriveva qualcosa sulla ricetta. – Ti alleni molto in palestra? – A volte… – Quanto spesso ci vai di solito? – Generalmente una volta al giorno, ma il pomeriggio o la sera, dato che vado all’università la mattina. – Il dolore alla coscia appare solo quando fai cosa? – Generalmente quando sono in palestra o cammino… – È causato dalla fatica del camminare… Mai in tutta la mia vita una visita dal medico è durata così a lungo, e nessun medico non mi ha interrogato come se fossi una celebrità e lui era un giornalista. – Aspetta un po’ qui… – disse e lasciò la stanza, chiudendosi la porta alle spalle. Aspetta un attimo, tutto quello che capisco è il silenzio, vedrai la cella della reception, e pochi secondi dopo, la porta d’ingresso dell’ufficio si aprirà e resterà ferma, e il dottor Ycaro respirerà nella stanza. – Cos’hai fatto? – chiesi incuriosito. – Ho dovuto licenziare in anticipo la receptionist… le ho chiesto di comprare delle supposte e poi di tornare a casa visto che è nuova… Sai, deve essere bello quando hai una nuova receptionist pronta a lavorare… – disse goffamente, speravo di non aver fatto quella domanda. Non nego che la scusa che mi ha dato mi è sembrata un po’ strana, ma ho cercato di prendere il tutto nel modo più naturale possibile. – Allora… – chiesi, volendo uscire di lì e farmi dare la ricetta. –Allora devo esaminarti la coscia. Devo essere sicuro di dove fa male. Per un momento mi sono sentito imbarazzato e insensibile per quello che stavo dicendo. Esaminare la mia coscia? Era necessario? Ho esitato un attimo, non volevo togliermi i pantaloni davanti a lui, perché non avevo altro modo per esaminarli. – Andiamo – disse con un sorriso stampato in faccia, cercando di nasconderlo. – Sarà veloce, non ci vorrà molto. E un po’ imbarazzato mi alzo e mi avvicino alla barella accanto a me. Volto le spalle a Ycaro e mi tolgo la cintura dei jeans. Poi, tremante un po’ perché non mi ero mai tolta i pantaloni in vita mia in uno studio medico, ho slacciato il bottone dei pantaloni e ho aperto la cerniera. Mentre mi abbassavo i pantaloni era come sentire gli occhi di Ycaro bruciarmi la schiena. Non sapendo se avesse ragione o no, mi sono tolta i pantaloni e le scarpe da ginnastica e sono rimasta con la biancheria intima e la maglietta. Fortunatamente, a scuola avevo indossato biancheria intima decente. Boxer bianchi, e mi sono sentito di nuovo in imbarazzo… Non c’era modo di nascondere la dimensione del mio cazzo dentro di loro. In realtà… nove pollici e per quanto sia spesso, è piuttosto difficile da nascondere. E non devo negare che è cresciuto dall’ultima volta che gli ho inculato… – Sembra che lavori duro anche quando fai esercizio, dato che le tue gambe sono grosse e muscolose. – Ah… – dissi imbarazzato sentendomi arrossare. – Sdraiarsi sulla barella. – ordinò, e io obbedii subito, perché prima lo avessi esaminato, presto sarei uscito di lì. Mi sono sdraiato sulla barella e ho appoggiato la testa sul piccolo cuscino che avevo, ho aperto un po’ le gambe perché fosse più facile per lui esaminarmi la coscia. Quando guardai Ycaro, vidi che cercava di nascondere il suo sguardo dall’enorme rigonfiamento che avevo sotto le mutande. Avvicinandosi a me, mi chiese: – Quale è? – Ecco – e ho preso la coscia destra appena sopra, nel punto in cui mi faceva male. Sentendo le sue dita fredde premere leggermente nel punto che gli avevo mostrato, mi ha chiesto: – Fa male quando premi? – No… – disse quasi a bassa voce. – Vado a fare il test – disse incalzando più forte. – Fa male? – No – dissi guardando il soffitto in gesso, impedendogli di guardare perché aveva la testa abbassata, esaminandogli attentamente la coscia. – E’ quello? – chiese, premendo leggermente sopra il punto che avevo indicato. – Non qui…? – chiese questa volta, premendo sotto l’orlo della biancheria intima, e sentii un brivido percorrermi il corpo, e il mio cazzo si mosse leggermente sotto la biancheria intima. Vorrei che il dottore non lo vedesse, e non credo, perché non ha detto niente, ha solo continuato a insistere. Poi ha alzato la mano e l’ha premuta sulle mutande, fino all’inguine, chiedendomi se gli faceva male e io gli ho detto di no. – Dobbiamo esaminarlo qui… A volte le cause vengono da qui. – dissi premendo alcuni punti dell’inguine, sentendomi piuttosto sconcertato. Ho fatto del mio meglio per assicurarmi che il mio cazzo non si muovesse nelle mutande o diventasse più grande di quanto non fosse già, in modo che Ycaro non si accorgesse che ero eccitato dal suo tocco. E mentre premeva, non so se fosse accidentale o intenzionale, finì per afferrare il mio cazzo, che si contorceva nella sua mano. Lo guardai rapidamente nervosamente e vidi un’espressione maliziosa, persino un po’ sexy, sul suo viso. – Mi dispiace… – disse. – Okay… – e ho appena finito di dire quelle parole e lui stava di nuovo cercando di prendere il mio cazzo, e giurerei che a quel punto stavo già sbavando. Mi sono seduto velocemente, pronto a protestare, e fu allora che Ycaro si portò la mano alle labbra e chiese silenzio. – Rilassati e divertiti. – Disse mettendomi una mano sul petto e facendomi sdraiare nuovamente. Ero emozionato… Quindi il dottore aveva davvero una cotta per me… Forse ha licenziato l’addetto alla reception per poter passare del tempo con me e lasciarci in pace. Il mio cazzo si contrasse ancora una volta nella mano di Ycaro mentre premevo contro la mano che lo circondava. Sento il mio cazzo diventare più grande solo per l’emozione di leccare di nuovo un culo che desideravo tanto da molto tempo… visto che stavo per mangiarlo… sarebbe bello godermelo anche io. – Vuoi farti il ​​culo? – chiesi con voce maliziosa, passando la mano tra i capelli di Ycaro. – Sì… – sussurrò, continuando a massaggiarmi il cazzo, ora leggermente più grande. Con la mano già sulla sua testa, le ho fatto abbassare la testa e strofinarla contro le mie mutande. – Annusa il mio cazzo, puttana. – Disse massaggiandosi la testa. L’ho sentito aprire la bocca, afferrare il mio cazzo attraverso le mutande e iniziare a massaggiarsi la lingua. – Vuoi succhiare adesso, vero? – chiesi alzando la testa. – Sì… lo voglio tutto in bocca… E secondo la tua richiesta, l’ho tirato fuori il mio cazzo fuori dalle mutande e, come previsto, era duro come la roccia e sbavava. – Aspetta, il tuo regalo… – dissi. E come in risposta al mio comando, si abbassò e afferrò il mio cazzo duro e grosso. Sentii la sua bocca calda coprirmi il cazzo e la sua sciarpa girarci attorno. Ben presto cominciò a prendersi gioco della propria bocca. Avevo caldo perché faceva tanto caldo e per approfittarne mi sono tolto la maglietta e sono rimasto completamente nudo. Ben presto la sua altra mano percorse il mio stomaco definito con tutti i suoi muscoli e premette le sue dita sul capezzolo del mio seno, rendendole dure. Ben presto cominciai a muovere i fianchi su e giù per seguire il movimento della sua bocca. E senza poterlo sopportare, le ho afferrato la testa con entrambe le mani, e ho cominciato a muoverla con forza per ingoiare il cazzo, mentre muovevo i fianchi, scopandole la bocca. Per un momento sono rimasto un po’ sorpreso, perché non si è soffocato nemmeno una volta. – Ti piace, ok? – Lo adoro… voglio sentire tutto dentro di me! – Oh, cosa c’è che non va in te? – chiesi mordendomi il labbro per l’eccitazione all’idea di incularmi di nuovo. – Voglio… – disse ansimando e alzandosi. Quando mi sono alzata dalla barella, lui si è avvicinato a me e mi ha baciato prima che potessi dire qualcosa. E presto, la sua lingua calda e appiccicosa era nella mia bocca, e aveva un sapore buono e più intenso del sapore del mio cazzo. Quando si staccò, abbassò la bocca sul mio seno e cominciò a succhiarlo lentamente. Poi si allontanò e si tolse velocemente l’uniforme, lasciandolo completamente nudo, con il cazzo lungo circa tre pollici e il corpo altrettanto muscoloso. – Hai un preservativo? – chiesi, visto che in quel momento non ne avevo con me. – Non voglio usarlo… voglio sentire il tuo cazzo senza averlo dentro di me. Ero un po’ stordito. Un medico non vuole usare il preservativo? È vero che quando ho scopato con l’amico di mio fratello non l’ho usato, e non mi sono preso nessun male, e nemmeno lui, ma un medico direbbe questo…? Senza fare domande, e con il cazzo ancora pieno di bava, gli ho ordinato di salire i piccoli gradini che dovevo fare per salire sulla barella, e di posizionarsi in modo che le sue natiche fossero rivolte verso di me. Mi sono chinato e sono rimasto sorpreso dal fatto che fosse molto morbido, dato che non c’erano peli e l’anello del culo era molto rosa e persino lampeggiante. Per un momento mi chiesi se si fosse mai preso gioco di se stesso prima e, come se mi leggesse nel pensiero, disse: “Non preoccuparti, l’ho già fatto… Non lo farai, non lo farai” Essere.” il primo… Come abbiamo fatto noi. Non avevo lubrificante, quindi ho infilato la lingua in quel culo e ho iniziato a bagnarlo, preparandolo per il mio cazzo. E mentre ci provavo le ho infilato un dito che è stato presto inghiottito da quel culo caldo. – Vai avanti… – disse Ycaro. – Sbrigati, sto morendo. Cogliendo l’occasione e alzandomi, ho messo il mio cazzo su quella morbida fessura, l’ho strofinato contro di lei e le ho fatto scorrere le mani sullo stomaco. In quel momento il mio cazzo già pulsava per l’eccitazione ed era tutto gonfio. Ycaro ha cominciato ad ansimare, e anch’io, e siccome non ce la faceva più, ho infilato la testolina rosa del mio cazzo nella porticina del suo culo, gli ho stretto la vita, e con forza precisa, ho spinto il mio cazzo con tutta la sua forza. Il mio potere su quel culo finché non va tutto bene. Ycaro urlò quando il mio grosso e grosso membro lo penetrò. E per un attimo sono rimasto fermo, aspettando che il suo culo si abituasse al mio membro dentro di lei. – Ok… potrebbe iniziare a esplodere. – disse, stringendo forte la barella e facendo una brutta faccia. Senza battere ciglio, ho cominciato a tirarlo fuori e a infilare il mio cazzo in quel culetto, sentendo il suo culo spremere il mio cazzo dentro. Deglutì sempre più facilmente, come se lo desiderasse da molto tempo. Mi morsi il labbro inferiore mentre lo spingevo più velocemente, sentendo l’eccitazione crescere dentro di me, mentre ascoltavo le urla e i gemiti di Ycaro. Per un po’, per aumentare l’eccitazione, le ho dato un forte colpo nel culo, mettendoci dentro tutto il mio cazzo, e mi sono fermato per un po’, poi ho ripetuto ancora e ancora, finché le sue gambe non hanno cominciato a tremare senza avere la forza. resistere. più a lungo in questa posizione. . – Lo vorresti? – chiesi dandogli un’altra spinta. – Ah… Sì, scopi benissimo… Ah. Ho creduto alle parole che ha detto. Ogni volta che facevo sesso con le ragazze, dicevano la stessa cosa. Tirando fuori il mio cazzo dal culo, Ycaro si chinò e lo leccò dappertutto, lubrificandolo ulteriormente. Poi ha indicato la sua sedia imbottita dietro il tavolo e mi ha detto di sedermi lì, voleva cavalcarmi il cazzo. Mi sono seduto sulla sedia e subito è arrivato, voltandomi la schiena, sollevando il suo sedere morbido e sedendosi lentamente sul mio cazzo. – Ah… – ruggì quando le sue cosce furono sopra le mie, e il mio cazzo fu sepolto nel suo culo. Avvicinando la mia testa alla sua, gli morsi leggermente l’orecchio solo per eccitarlo di più. Ben presto cominciò a cavalcare lentamente il mio cazzo, con una lentezza monotona. – Più veloce… – chiesi ansimando, incapace di sopportare la lentezza del suo movimento, e come se rispondesse alla mia richiesta, cominciò subito a cavalcarmi più velocemente, scendendo fino in fondo, colpendo con forza le sue natiche sui miei fianchi, e facendo un suono ovattato suono. . Aiutandolo ad alzarsi, gli afferro i lati del sedere e lo sollevo, facendolo andare ancora più veloce, mentre lui urla di desiderio e io gemo. Avrei voluto colpirlo più forte, affondare il cazzo in quel culetto stretto… E non potendo più resistere, l’ho preso in braccio e gli ho detto di sdraiarsi sulla barella. Obbedendo, lo fa. Poi salgo sulla barella, sopra di lui, con le braccia attorno al suo corpo, gli rimetto il cazzo nel culo e glielo spingo dentro con forza, e come previsto Ycaro lancia un urlo che lo soffoca. baciandola sulla bocca e spingendo il mio cazzo sempre più forte in quel culo delizioso. I suoi e i miei gemiti furono attutiti dal bacio prolungato, le spinte si fecero più forti, mentre le sue mani mi correvano sul petto, e, sentendo l’orgasmo vicino, gli diedi un’ultima forte spinta e arrivai violentemente su quel culetto, insieme. …con lui senza nemmeno toccargli il pene. Ansimando, mi allontano da lui e mi alzo, sentendo lo sforzo che ho fatto. Prendo i miei vestiti e li indosso. Cercando di riprendere fiato, Ycaro si alza, si avvicina al tavolo e mi porge la ricetta. – Ecco qua… È un unguento da applicare ogni volta che si avverte dolore. E se non funziona… torna qui. Sarò felice di servirti. – disse facendomi l’occhiolino. – Mi è piaciuto questo pasticcio – disse. – E poi… non ero mai stato scopato così prima… è stato davvero fantastico. Dopodiché, è entrato nel piccolo bagno del suo salotto, mentre guardavo il suo cazzo uscire dalla mia porta, e poco dopo me ne sono andato, lasciando la vita soddisfatta, con il cazzo che ancora sbavava nelle mutande. La pomata che mi ha dato ha funzionato, quindi non sono dovuta tornare in ufficio, ma voglio rivederlo per scopare ancora. Ma da quel giorno non l’ho più rivisto, né sono andato nel suo ufficio, purtroppo… Chissà, magari un giorno non lo rivedrò più?

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