Scopata bollente nel cinema buio

di | 25 de Settembre, 2023

Un temporale mi ha sorpreso nel bel mezzo di una passeggiata lungo l’Avenida Paulista. Mi sono rifugiato nella Galleria dei Gemelli. Mi sono fermato in un bar. L’idea, ovviamente, era di aspettare che passasse la tempesta e arrivare al mio appuntamento. Ma la pioggia ha solo peggiorato le cose.

Lì al bancone, non avendo altro da fare, ho iniziato a parlare con le persone intorno a me, tutte apparentemente nella stessa situazione. Fu da questo momento che la storia cominciò a cambiare corso…

Nel mezzo di circa 3 o 4 fotogrammi paffuti e calvi, c’era una luce che la faceva risaltare. Bionda, vestita elegantemente con un completo beige, la gonna circa 10 centimetri sopra il ginocchio, una camicetta di seta aperta con due bottoni, in un’audacia discreta. È sulla quarantina, con un atteggiamento fiducioso, qualcuno che sembra sapere sempre cosa vuole.

Due dirigenti tentarono di prenderla in giro e lei li congedò con classe e buon umore. Si sono ritirati. In uno scambio di sguardi, senza parole, abbiamo discusso della situazione. Era l’inizio di una conversazione. Prima battute sul maldestro tentativo di ritiro, poi sulla pioggia. Oggi purtroppo chiusi, i cinema galleria erano ancora attivi. Uno di loro proiettava una replica di “Hannah e le sue sorelle”, uno dei migliori film di Woody Allen. Gli dico che lascio tutto – la pioggia non smette – e che mi concedo una sessione di cinema a metà pomeriggio.

Spalanca gli occhi:

– Non è una cattiva idea. Ti dispiacerebbe tenermi compagnia? Odio andare da solo…

Dire di no a una donna come lei? Assolutamente no… Fortunatamente, la sessione successiva è iniziata tra quindici minuti. Abbiamo comprato i biglietti e siamo entrati. Una volta dentro ci chiede di restare nell’ultima fila. In questo teatro, questa fila di posti era separata dalla navata posteriore da un muro alto almeno due metri. Chiunque fosse lì, compreso il proiezionista, non poteva vederci. Non c’era nessun altro nella stanza. Quando le luci si spensero, eravamo solo noi.

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E prima che le luci si spegnessero, potevo vedere le sue cosce formose allargarsi mentre la gonna si alzava più in alto mentre si sedeva. In quel momento mi sentivo ancora un semplice gentiluomo che accompagnava una signora. Ma con diverse idee che mi frullano per la testa…

– NOSTRO! Non c’è nessuno qui! Possiamo sentirci a nostro agio…

Lo ha detto, facendomi chiedere se fosse solo un commento o se ci fosse qualcosa di più nel contesto. Un consiglio. Oppure una sottile provocazione?

Il film inizia e nel buio mi accorgo che non finisce. Muovi, incrocia e disincrocia le cosce. Se so qualcosa del mondo femminile, questo mi dice che è nervosa. Certamente esita tra continuare ad essere la donna seria della vita quotidiana o cedere ad un’altra donna, piena di desideri, che vive nascosta nei suoi sogni segreti ad occhi aperti.

Decido di correre un rischio. O uno schiaffo o tutto comincia adesso. Metto la mano sulla tua coscia sinistra.

– Tutto bene? Scomodo?
– Oppure…Sì… Ma sai: questo film è molto bello, ma l’ho già visto due volte…

E parlava senza accennare – né lamentarsi – della mano che l’aveva toccata.

– Possiamo sempre improvvisare un altro film, solo nostro…
– Con questa manina, eh?…
– Anche con lei…

Lei fa una risata.

– Malizioso!

E lei mi prende la mano e la fa scorrere sotto la gonna, fino al punto vulcanico dove le sue cosce si incontrano. Nelle mutandine già bagnate.

Vieni da me. Mi afferra, mi bacia con impazienza. Allarga le cosce, rendendo più facile per la mia mano entrare sotto le tue mutandine. Le dita entrano in una figa calda e bagnata.

Mormora dei gemiti, cercando di essere discreta.

– OH! Questo è pazzesco! Nessuno ci sta guardando, vero? Ok andiamo…

Dai? Si inginocchia sul pavimento, mi sbottona i pantaloni e lascia andare il mio cazzo. Fa anche molto male. Lei gli si avvicina, lo lecca tutta la lunghezza, gli bacia la testa, la tiene tra le labbra carnose. Poi a poco a poco inizia a deglutire, a succhiarmi dolcemente, lentamente, senza fretta. Sa come…

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Questo movimento continua a farmi impazzire. Mi tiene il cazzo con la mano sinistra e viene con la bocca, ingoia la maggior parte e torna indietro.

Non stop. Succhiamelo con tutto il tuo piacere.

La nostra follia continua, nel modo insolito in cui è iniziata. Finché tanto impegno da parte sua mi permise di godere cosa che gli esplose in bocca. Cambia il movimento del suo pompino da un movimento delicato a un movimento frenetico. E lo beve tutto…

Ritorna alla sedia, prende un fazzoletto dalla borsa e se lo asciuga sulle labbra. Vieni a sussurrarmi all’orecchio:

– NOSTRO! Non avrei mai immaginato che ciò potesse accadere! …Spero che il nostro piccolo film vi sia piaciuto…

È come! Ma il film non è finito…

Le apro la camicetta, le sollevo il reggiseno. Le succhio il seno sinistro mentre accarezzo quello destro. Torno indietro e continuo. Ricomincia a respirare.

– Lo spettacolo deve continuare, tesoro…

La abbraccio, la prendo in braccio e la metto sul tappeto. In questo piccolo spazio in cui stiamo a malapena, ti sollevo la gonna e ti strappo le mutandine. Cado nel calore della tua figa. La lecco, le succhio avidamente il clitoride, spingo lì la mia lingua. Lei geme, si contorce.

– Sei pazzo! Guarda cosa mi stai facendo!…

Gemi sempre di più…

– Vuoi sapere ? La follia per il gusto della follia è profonda. Fottimi, troia! Fottimi bene, lo voglio!…

Glielo passo, lei mi prende il cazzo e mi aiuta ad inserirlo. Come ho potuto, sempre con le spalle appoggiate sui sedili, ho infilato tutto in quel forno. Sempre più profondo, sempre più forte.

– Baciami! Altrimenti griderò e ci troveranno!…

Seguirono baci e penetrazioni profonde. Lungo.

In questa complicità totale, abbiamo avuto un orgasmo indimenticabile.

Deliziosa follia….

Il film stava già finendo, ci siamo seduti e ci siamo ripresi. Abbiamo avuto qualche difficoltà a trovare le sue mutandine, ma le abbiamo trovate e, per quanto possibile, siamo tornati ad essere la signora e il gentiluomo grati del buon vecchio Woody Allen che ha assistito a questa sessione.

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Quando si accendono le luci, usciamo. Ci chiede di partire separati, per sicurezza. Fu solo allora che notai la sua fede nuziale… La seguii subito. Ho cercato di assumere quella faccia distante che non rivelasse ai dipendenti in sala d’attesa quello che era successo.

Ovviamente volevo incontrarla fuori, così potevamo parlare e scambiarci numeri di telefono e cose del genere. Anche per presentarci – curiosamente – visto che non abbiamo nemmeno detto i nostri nomi.

– Dottor Evelyn! Che fortuna trovarti qui! Eravamo disperati per la signora, andavamo a casa sua.

A quanto pare si tratta di due suoi dipendenti, che hanno portato delle carte da firmare. Da quello che ho capito, sono usciti dall’ufficio con un documento urgente da firmare e si sarebbero fermati a casa loro, probabilmente lì vicino, nei giardini.

Ho preferito non avvicinarlo perché avrebbe sicuramente destato sospetti. Torno al bar dall’altra parte della strada e rimango lì ad aspettare che se ne sbarazzi. Bevo un cappuccino mentre guardo la conversazione proseguire. Ma mi sono distratto e quando ho guardato di nuovo, lei non c’era più. Pago in fretta e cerco di trovarlo attraverso la gallery. Invano. Sono le sei del pomeriggio, Paulista è piena di gente.

Lei se n’è andata…

Non c’è altro da fare, prendo un taxi che mi porta lì. L’autoradio suona ad alto volume:

“Nel buio del cinema,
succhia gocce di anice…”

Non riesco a trattenere un sorriso. L’autista avvia una conversazione:

– Le piace Rita Lee, dottore?
– Mi piace l’argomento, amico. Riguardo l’argomento…

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