L’apparenza inganna

di | 13 de Dicembre, 2022

Le piccole città hanno il loro fascino e ci sorprendono quando meno ce lo aspettiamo.

Giornate intere di sorrisi e saluti discreti accompagnati da sguardi avidi, senza altra conseguenza che dubbi sull’approccio appropriato per un felice esito. Bionda, poco più di 1 metro e 60, petto pieno e fianchi forti, con curve accentuate. Gabriela, di età incerta, che chiaramente voleva mantenere viva la fiamma e ammorbidire i segni del tempo, era insieme discretamente provocatoria e formalmente distante. Forse per qualcosa: abitavo vicino al mio posto di lavoro, in un quartiere tranquillo abitato da persone che avevano molto tempo per guardare e commentare la vita degli altri.

Un pomeriggio d’estate, di quelli in cui le temperature estreme lasciano le strade deserte, squilla il telefono. “Buon pomeriggio, scusami se ti disturbo, ma ho notato che stavi lavorando in vacanza e siccome era da un po’ che volevo parlarti, ho deciso di chiamarti…” disse, in modo così piacevole tono di voce. che suonava come un invito. Ho risposto con “è divertente, stavo solo pensando a come ottenere il tuo numero per chiamarti, ma vedo che sei stato più rapido e anticipato”.

Concordato sul posto, l’appuntamento è stato quasi immediato. Quando mi sono avvicinato alla sua residenza, Gabriela mi stava già aspettando con la porta socchiusa e un sorriso promettente. Saluti, presentazioni e un breve scambio di opinioni sulle questioni, o meglio delle scuse, che avevano motivato il contatto telefonico. E già nell’atrio, a metà strada per salutare quella che sembrava una “visita dal dottore”, senza sapere cosa fare o dire, disperato, sbottai: “Ti posso baciare lì”. In risposta ho ricevuto un “certo che lo voglio” e improvvisamente la temperatura si è alzata.

In camera da letto, rotolandoci sul letto, in una frenesia che ha interferito con i preliminari, ci siamo spogliati e abbiamo iniziato quella che sarebbe stata una scopata epica, anche se veloce.

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Dopo minuti senza fiato, ci siamo guardati l’un l’altro e contemporaneamente siamo giunti alla conclusione che dovevamo rifarlo.

– Devo tornare in ufficio per finire quello che stavo facendo. Ma in un’ora, spero che sia fatto. Se per te va bene, dopodiché, il pomeriggio è nostro.

Gabriela ha sorriso con entusiasmo e ha concluso con “ti aspetto” e il numero di cellulare per facilitare la comunicazione.

Va da sé che mai, in un giorno di festa, avevo lavorato così di fretta, tanta era la voglia di tornare tra le braccia di una donna così coraggiosa.

Tornata sul palco, Gabriela mi aspettava vestita solo di accappatoio, suggerendo un pomeriggio movimentato. Mi stavo ancora spogliando e lei mi stava già inondando di baci, finendo per ingoiarne metà. Non ho esitato e mi sono concentrata sul seno che, sebbene leggermente cadente, ha richiesto molto lavoro. Non le ci volle molto per chiedere di nuovo la penetrazione, questa volta per una scopata molto più lunga.

– Dopo lo scoppio, rimetti il ​​cazzo in bocca.

Dopo un orgasmo simultaneo, entrambi rotolammo su un fianco. Ma in un attimo Gabriela si ricordò del mio ordine e lo riprese. Ho quasi toccato il soffitto, tale era l’arte di Gabriela alla griglia. Nessuno direbbe che una donna d’affari vedova, altezzosa e distante da tutti, mantenendo un aspetto compatibile con il conservatorismo della città, sarebbe così dedita all’arte della fellatio e così disponibile ai trucchi a letto. .

Perso dal desiderio, soprattutto a causa di quel pompino impareggiabile, sono tornato alla carica con quel paio di tette e ho iniziato la terza scopata del pomeriggio. Sto ancora cercando di capire da dove ho preso così tanta energia. Questa volta abbiamo sperimentato diverse posizioni e Gabriela ha eccelso in tutte, affrancandosi dalla figura conservatrice che esibiva quotidianamente. Non si trattava di esperienza a letto, si trattava di atteggiamento.

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– Spero che tu sia soddisfatto, perché sinceramente mi sento risucchiato.

Gabriela ha ricominciato a baciare il cazzo, poi mi ha strofinato le tette su tutto il corpo, dall’alto verso il basso. E condannato:

– Per oggi basta, ma spero di averne di più un’altra volta.

Gabriela è stata sicuramente la scopata più complessa (e completa) della mia vita. A letto, per anni, scopiamo come pazzi e parliamo senza pregiudizi. La donna che per strada era una donna lontana dal portamento rigido, formale e conservatore, trasformata in leonessa appena andata a letto.

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Il giorno dopo, ho deciso di lavorare, scegliendo l’orario pomeridiano. Gabriela, la cinquantesima ardita a letto, mi ha lasciato piangere per averne di più.

Non ho nemmeno pranzato per fare il lavoro. Verso le 18:00 ho fatto uno spuntino per saltare anche la cena. Mi verso 2 whisky, tiro fuori la sigaretta e mi godo il piacere del terrazzo nel tardo pomeriggio prima di rispondere al telefono.

– Salve, posso avere un caffè?

– Te lo propongo anch’io, ma fammi fare una doccia. Sarò alla porta tra mezz’ora…

Gironzolai un po’ per i vicoli del centro storico, controllai l’ora sul cellulare e quando mi avvicinai notai che la porta era socchiusa. Entrò, salì le scale e andò direttamente in camera sua. Ricordo che ero già mezzo nudo. In poco tempo né lei aveva la vestaglia né io i pantaloni e come previsto Gabriela iniziò subito la lunga sessione di baci. Mi sono sentito in dovere di ricambiare. E il 69, interrotto due volte per controllarmi, ha continuato.

– Vieni di sopra, fammi godere quelle tette.

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Mentre le succhiavo i capezzoli, le accarezzavo la schiena, poi il sedere, finché alla fine le infilai un dito nel culo. Sorrise e accelerò i suoi movimenti fino all’estasi. Prima lei, poi io…

– Dimmi, a letto, cosa ti dà più piacere. Cosa ti piace?

– Tutto ciò che vuoi…

La risposta mi ha reso ancora più eccitato. Quello, o il fatto che Gabriela abbia iniziato un nuovo movimento per sempre. E che spilla, piena di raffinatezza. In men che non si dica è tornato ad essere duro come la roccia e perso in un paio di seni monumentali.

– Girati, voglio entrare da dietro.

Prima sono entrato e uscito dalla figa, poi ho spazzolato il culo. Senza opporre resistenza, anzi, le ho annunciato che l’avrei inculata e l’ho penetrata.

– Lentamente… ora sì.

Con questa istruzione aumentai la velocità dei movimenti finché mi vidi abbondantemente in quel rigonfiamento dietro. Prendendomi un momento per riprendere il mio respiro normale, lo baciai e gli offrii una doccia veloce. Mi ha afferrato e mi ha portato in bagno. Sulla via del ritorno in camera, mi ha afferrato il cazzo e mi ha portato a letto.

Sdraiato lì a fissare il soffitto, mi chiedevo come una donna sulla cinquantina, con una postura così conservatrice, potesse essere così audace a letto. Ero dell’umore giusto per una conversazione lunga e profonda, ma ho guardato le tette e ho lasciato la conversazione per un altro giorno. Le divorai i capezzoli e le accarezzai le labbra. Mi tuffai nella mia bocca, succhiando la sua asta, mentre lei si contorceva. Toccò a lei prendere l’iniziativa e la serata finì facendomi un dolce pompino.

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