All’insegnante non piace arrivare in ritardo (2)

di | 8 de Dicembre, 2022

***Leggi la prima parte del testo***

Avete presente quei giorni in cui le ore sembrano scorrere al rallentatore? Questo pomeriggio era così, non vedevo l’ora di uscire dall’ufficio. Le sue parole risuonavano nella mia testa “Oggi passo a prenderti a casa tua, usciamo. Sarò lì alle 19. Non fare tardi.”

Ho bussato alla porta dell’ufficio del mio capo, l’orologio segnava già le 5:30: “Dottor Matteo, ho finito di preparare i protocolli che mi ha inviato, posso andare?”

Mi ha guardato attentamente, ha pensato per qualche secondo…

– “Sì che puoi, Alice, a domani, non dimenticare che mi accompagnerai all’udienza!”

Mi ero completamente dimenticato dell’udienza di domani, ho chiamato un UBER, l’autista molto gentilmente ha affrontato la questione, ho risposto preparando sul cellulare una lista con tutti i passaggi che avrei dovuto fare prima di partire per l’udienza del giorno dopo.

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Feci un’altra doccia, di quelle veloci, tanto per togliermi la stanchezza della giornata, non mi lavai nemmeno i capelli per non perdere tempo inutile, con l’asciugamano attorno al corpo cominciai a mettermi sul mio trucco. , pelle con copertura opaca Day, fard per aggiungere colore, occhi in un caldo ombretto marrone, ciglia finte per aggiungere volume, sottile eye liner cat, fard per labbra rosa nude classiche. Nell’armadio ancora non sapevo cosa indossare, dopo vari tentativi falliti ho scelto un abito bianco con gonna a ruota, la lunghezza arrivava appena sopra il ginocchio, il corpetto del vestito, nonostante fosse attaccato, lasciava il seno abbastanza segnato , la canotta mi ha lasciato il collo e le spalle scoperte, sull’orlo dei fiori sui toni del rosa hanno dato vita all’abito e ad un look da “girl”, ai piedi ho utilizzato un Jimmy Choo “Dochas 100”, rosa, accessori (orecchini, collana, bracciale e anello) di Swarovski “Sparkling Dance White”. Mi sono guardato allo specchio, ero pronto.

Sento il campanello, guardo l’orologio, è puntualissimo come sempre. Quando ho risposto, ho sentito i suoi occhi misurare ogni centimetro del mio corpo. Sorridendo, mi ha salutato con un bacio e ci siamo diretti al ristorante.

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Già a tavola, dopo l’insalata e mentre aspettavamo i nostri secondi piatti, stavamo parlando, ho sentito le sue mani accarezzarmi lentamente le ginocchia e salire fino alle mie cosce, le mie gambe incrociate hanno cominciato a lasciare il posto alle sue mani, i miei corpi tremavo già, sentivo la mia fica dare i primi segni di eccitazione, le sue labbra si inclinavano in un sorriso a ogni piccolo spasmo che le mie gambe si liberavano, le sue mani i suoi capelli scendevano sempre più in alto sulla mia coscia, le mie guance erano calde, avrei dovuto essere molto rosso, ogni volta che guardavo i tavoli intorno a noi dove mangiavano coppie e famiglie, nessuno sembrava accorgersene, lì sentivo le loro dita che chiedevano il passaggio. L’ho guardato sorpreso, a quel punto ha sorriso compiaciuto quando si è reso conto che non avevo biancheria intima, ha portato le sue labbra al mio orecchio e ha detto con voce rauca: “Apri!” Sapevo che quando quest’uomo me lo dava, ho subito aperto leggermente le gambe, ho sentito le sue dita accarezzarmi la vagina, il dito medio ha invaso le mie labbra, ha assorbito il liquido che già trasudava ed è salito fino al mio clitoride, massaggiando in modo circolare . percorso di movimento, mi mordo il labbro trattenendo i sospiri, bevendo un sorso di vino per calmarla.

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– Com’è andata la tua giornata in ufficio oggi? – Chiese sorridendo mentre massaggiavo e strizzavo il mio clitoride.

– È stato bello, ho organizzato alcuni protocolli e domani avrò un’Audi… – Il sospiro mi ha preso ed è stato inevitabile trattenere il respiro quando ho sentito che l’indice e il medio invadevano la mia figa lussuriosa – un pubblico.

– Che bello, è una bella esperienza accompagnare un’audizione, non dimenticare di chiedere che il tuo nome sia registrato nel verbale e convalidare le ore extra nel coordinamento. – Disse in un movimento avanti e indietro con le dita dentro di me e il pollice che mi massaggiava il clitoride portandomi quasi all’apice.

– Sì signore, grazie per avermelo ricordato. – dissi chiudendo gli occhi e lasciandomi annusare, fu allora che lo sentii prendere le sue dita e non rimetterle indietro, lo guardai con una faccia di protesta, sorrise di nuovo.

– Va bene, va bene, ma tieni gli occhi aperti, mi piace vedere i tuoi occhi brillare e chiedere di più. – disse di nuovo unendo entrambe le dita mentre i miei occhi erano fissi su di lui e il mio corpo si contorceva per ricevere le dita.

– Ti auguro un buon pasto, vuoi tenere il vino bianco o posso chiedere al sommelier di indicare e servire il vino nuovo? – Il cameriere è arrivato silenziosamente per servirci nello stesso momento in cui le dita del mio amato maestro si sono affondate dentro di me. Abbassai la testa un po’ imbarazzata e arrossii.

– Puoi chiedere del vino nuovo, per favore, Lucas. – Ha detto al cameriere nello stesso momento che andava e veniva.

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– Proprietario, non è rischioso continuare? Non l’ho nemmeno visto arrivare e il ristorante è pieno. – dissi preoccupato quando il cameriere ci lasciò soli.

Mi ha tolto le dita, si è alzato e mi ha teso la mano come se mi chiamasse a ballare, gli ho risposto, mi ha portato in uno degli angoli del ristorante, che era protetto da un muro, ma senza porte, “in ginocchio”, ho obbedito, lui si è subito sbottonato i pantaloni e ha tirato fuori il membro duro un po’ bagnato, mettendomelo davanti al viso. “Qui?” dissi incredulo, lui sospirò e premette la testa del suo pene tra le mie labbra, nello stesso momento aprivo le labbra sentendo entrare la testa, la mia lingua vagava e ci giocava, e ogni secondo metteva fermo il suo cazzo più in bocca, ogni tanto sentivo dei passi vicini, cercavo di guardare, ma il mio padrone di casa mi tratteneva il viso impedendomi di voltarmi. Potevo vedere le sue mani muoversi mentre i passi si avvicinavano ma non riuscivo a vedere cosa stesse succedendo, gli otto pollici stavano invadendo la mia bocca, la mia gola era piena della testa del suo cazzo dentro e fuori, la mia bocca stava salivando, il suo sbavando il cazzo, l’ho sentito spingermi il cazzo in gola e trattenerlo finché non mi ha visto ansimare e conati di vomito, poi ha ricominciato a spingere come se fosse la mia figa, che tra l’altro trasudava già di lussuria.

Avevo già dimenticato che eravamo in un ristorante, o i passi che andavano e venivano, volevo solo che questo membro venisse. Cominciò ad accelerare il ritmo e non mi dispiaceva più lamentarmi e darmi veramente all’uomo che mi soddisfaceva. Mi stava schiaffeggiando in faccia mentre mi schiaffeggiava la bocca e sentiva la mia lingua giocare con l’intera lunghezza del suo membro, camminava dalla testa all’asta, torcendosi da un lato all’altro su quel tronco durante un movimento avanti e indietro. per un po’ e poi lo tirava fuori, lo sputava e lo mordeva di nuovo. Ho sentito qualcuno avvicinarsi ancora di più finché non ho visto un paio di scarpe eleganti nere accanto a noi, quando ho alzato lo sguardo era Lucas con in mano un bicchiere di vino rosso, ha preso il bicchiere mentre continuava a colpirmi la bocca. Ha bevuto un sorso di vino e quando ha sentito la sua testa pulsare nella parte posteriore della mia gola ha preso il bastoncino e l’ha puntato verso la ciotola rilasciando tutto lo sperma che usciva dal cazzo, è stato allora che ho capito che erano circa 3 o quattro camerieri che formano un sipario umano, ognuno con il suo cazzo duro che spunta da sotto i pantaloni della tuta. Il mio insegnante mi ha consegnato la tazza e ha detto “Bevilo!”

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“Grazie, mio ​​Signore!” dissi deglutendo e finendo la mia tazza, guardò il nostro piccolo pubblico e disse: “Signori, grazie per aver condiviso questo momento con noi, ma ora abbiamo un pasto che ci aspetta. Lucas, può porti un altro piatto al nostro tavolo? Penso che il nostro cibo si sia ormai raffreddato”, mentre mi tendeva la mano e mi alzava in piedi. I camerieri mi guardavano con invidia mentre il mio caro maestro non me lo permetteva. Mi pettinai velocemente i capelli e ci avvicinammo al tavolo, finimmo il nostro pasto, ma non la nostra serata…

Dal finestrino della macchina ho visto che aveva preso una direzione diversa rispetto alla strada che porta a casa mia.

– Dove stiamo andando, Monsignore?

– Ora ti mangerò, ragazza.

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e-mail: alicewriter@outlook. Insieme a

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